Anche la visione ha un gusto L’arte delle donne all’Expo

Il suo nome a Mirano è legato all’esperienza della galleria d’arte Riviere (anni ’70-’80), dove sono passati i nomi migliori dell’arte veneta e nazionale (era facile incontrare Vittorio Basaglia, Corrado Balest, Tono Zancanaro, Alberto Gianquinto, ma l’elenco è lungo); poi alla casa editrice Eidos, raffinate edizioni dedicate all’arte delle donne, spesso invisibile al mercato, anche qui con nomi eccellenti (Maria Lai, Paola Levi Montalcini…), spesso sposate alla poesia (un gioiello fra i tanti Attraverso l’evento, 1988, di Giosetta Fioroni e Andrea Zanzotto). In occasione dell’Expo, Vittoria Surian ha organizzato a Milano la mostra “Il gusto della visione”, nei locali CIR Food, opere di 15 artiste italiane sul rapporto fra umanità, natura e cibo. Mercoledì 21 ottobre alle 18, nella sala Agorà della Triennale di Milano il catalogo della mostra (Eidos) sarà presentato da Claudio Cerritelli, docente all’Accademia di Belle Arti di Brera; all’incontro interverrà Gillo Dorfles, che ha esposto una sua opera. Proprio il centenario critico e artista triestino in un libro famoso, Le oscillazioni del gusto (1958), scrive che «il concetto di gusto è forse l’unico su cui si possa far leva al fine di un immediato e significativo giudizio critico dell’opera d’arte». Indovinato binomio, quindi, quello tra arte e gusto, visione e cibo, tema dell’Expo 2015 e della mostra. Il libro-catalogo (64 pagine) pubblica testi di Antonia Arslan, Marino Niola e Patrizia Castagnoli: lo scritto della Arslan è dedicato al poeta Daniel Varujan e all’Armenia, alla grande nostalgia per un mondo in cui il poeta traccia un «affresco diventato il simbolo della vitalità e della rinascita del popolo armeno, in lotta contro i cupi fantasmi della tragedia del genocidio», e scopre affinità del poeta con le opere di Pinuccia Bernardoni, Maria Lai, Paola Levi Montalcini. Marino Niola cita altre artiste in mostra, Mirella Bentivoglio, Marina Sasso, Marilena Sassi, Maria Savoldi; Patrizia Castagnoli riprende il legame archetipico dei simboli della Dea Madre pre-ellenica e del mito, riscoprendo il rapporto «indissolubile e mimetico» della donna con la natura e la forza generativa dell’arte: Sara Campesan, Elisa Montessori, Gabriella Benedini, Cloti Ricciardi, Renata Boero, Giosetta Fioroni. I versi dell’armeno Daniel Varujan sono dolci e luminosi come una canzone: «La mia terra è dorata… / somiglia alla fiamma / il grano brucia / e non si consuma. // La mia terra è dorata… / il cielo è di fuoco; / il suolo è smosso / sotto gli steli. La mia terra è dorata… / del mare delle onde d’oro / un passero sale, / portato dal vento. // Dormi, terra dorata, / dormi, campo maturo, / raccoglierò il tuo oro / con la falce d’argento».

Roberto Lamantea ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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